domenica 28 ottobre 2012

CONCERTO S.S.ANGELI


Concerto a S.S.Angeli del Montello (TV)
Sabato 10 Novembre
in compagnia di 
Mondo Naif

inizio concerti ore 21.30
- ingresso libero -

lunedì 22 ottobre 2012

Primordial Review on Black Milk


Weekend con il bigfoot

T.H.U.M.B. – Primordial Echoes For Modern Bigfoots (Go Down Records, 2012)
[di Denis Prinzio]
Credevamo di esserceli persi per strada iT.H.U.M.B., e invece eccoli di nuovo in sella al loro bigfoot, pronti a scaricarci addosso tonnellate e tonnellate di pesantissimi riff.
Primordial Echoes For Modern Bigfoots è il loro terzo disco (che segue Overloaded Rock’n'Roll e Lunar Flight), che ce li ripropone più o meno come li avevamo lasciati, ovvero sempre intenti a suonare uno stoner rock’n'roll fuzzoso e iperacido a volumi esagerati.
Onesto  heavy psych sound forgiato negli anni Novanta (quindi con chiari rimandi all’hard dei Seventies), che non avrebbe affatto sfigurato nel catalogo della Man’s Ruin o della Meteorcity. Le iniziali “Bigfoot” e “Monstergods” rimandano infatti direttamente alla scuola desertica e motoristica dei vari Fu Manchu e Nebula, ma l’album presenta alcune interessanti variazioni sul tema, in primis l’allucinato numero country blues malignetto di “Lived Namow”, ma anche la cromatissima e catchy (dalle parti dei QOTSA) “Inconsistence”.
A seconda degli umori si sprofonda in abissi psichedelici, come verso la metà della densissima “Superlover”, oppure si parte in orbita inseguendo un’idea di space stoner cara ai primi Monster Magnet (“Into The Deepest Green”). I T.H.U.M.B. suonano comunque sempre massicci, donando in alcuni casi un’aura oscura alle loro composizioni, rendendoli interpreti di un plumbeo doom blues che lascia il segno (“Wear It Out”, cover di un brano dei 500 Ft Of Pipe).
Insomma, un ritorno gradito e riuscito; insieme a Black Rainbows e Gandhi’s Gunn ai vertici dello stoner rock nostrano.

domenica 21 ottobre 2012

Primordial review on Raw and Wild

:: T.H.U.M.B. - Primordial Echoes For Modern Bigfoots - (Go Down Records - 2012)
Si scaglia sulla terra in un’esplosione rockeggiante, rauca e cattiva la veemenza dei T.H.U.M.B., essenziale trio veneto che con chitarre distorte e pesanti riff nella migliore delle tradizioni stoner pubblica questo terzo album dall’iniziatico titolo “Primordial echoes for modern bigfoots”, primordiale è infatti il termine giusto per rendere l’idea della natura del suono che caratterizza questo album sin dall’intro di “Bigfoot”, una prima traccia che sembra emergere dal sottosuolo a passi pesanti e lenti; niente fronzoli, nessun effetto in particolare, solo puro stoner rock e una voce dal sapore vintage che mastica sabbia e psichedelia e che rievoca atmosfere kyussiane o, come in “Inconsistence”, distorsioni acide in puro stile Q.O.T.S.A. che caratterizzano più o meno tutto l’album. Curiosi spaccati tematici sparsi qua e là danno il giusto tocco di originalità a quest’album che sorprende con una traccia dal sapore country e dalla durata di un pugno di secondi, “Lived Namow”, passi di stivali che calpestano il deserto e voce ubriaca che disorienta e destabilizza, e in men che non si dica è già cominciata la traccia successiva, “Superlover”, che porta con sé il gusto acido e vecchio stampo di atmosfere del passato e il solito giro di chitarra bassissima e cupa. Forti richiami seventies, dovuti anche alle suggestioni della registrazione con cui si è chiaramente mirato a questo effetto, sono chiari in “Wear it Out”, ottima la resa della voce effettata alla maniera blues senza la quale il pezzo sarebbe risultato monotono, così come anche nella successiva rock’n’roll track “Road Song”. Con “Into The Deepest Green” i T.H.U.M.B. raggiungono le vette dello stoner ma anche della psichedelica monolitica, è il pezzo che più li rappresenta e anche quello che più resta in testa. Con le ultime tracce i T.H.U.M.B. mostrano sempre più spesso il loro lato rock’n’roll regalando ancora uno spaccato western con “East Clintwood” per poi riaffondare le corde in un giro di acid rock con la ostica e paleolitica “Pietrosaurus”. Risultano molto più distese le atmosfere in “Reaching The Afterglow”, affascinante, psichedelica e ricercata, un piccolo capolavoro!
Con “Stonebridge Deluxe” si giunge all’ultima traccia di “Primordial echoes for modern bigfoots”, un lavoro che non delude le aspettative, l’album giusto per chi come i T.H.U.M.B. è stato assente dalle scene per un po’. Un ritorno con il botto, e senza effetti speciali!
Voto: 7/10
sara centaro

Link:

Primordial Review on Desert-Rock.com

French review:

T.H.U.M.B. - Primordial Echoes For Modern Bigfoots

Sorti sur le label Go Down Records en 2012
Chroniqué par Laurent
T.H.U.M.B. - Primordial Echoes For Modern Bigfoots
Venise, ses canaux sinueux, ses petites rues calmes, ses gondoles, ses flots de touristes… et son groupe de stoner « maison », T.H.U.M.B. ! Forcément, à première vue, le contraste rebute un peu. Pour autant, le trio vénitien s’inscrit franchement dans la droite lignée des meilleurs groupes de stoner transalpins, aussi étonnant que cela puisse paraître. Huit années après sa précédente sortie vinylique (soyons honnêtes… on avait oublié jusqu’à leur existence) ils déboulent avec une nouvelle rondelle chez les excellents Go Down Records.
Le premier constat est que la prod est un peu sommaire, parfois rêche, les bords sont mal ébarbés : la saturation croustille un peu, le fuzz crépite, clairement les potards sont tous sur 11. Au final, le souffle sourd qui sort des enceintes est chaud et rauque, brut de décoffrage certes, mais globalement plutôt séduisant. Le genre musical pratiqué ici ne chamboulera pas grand monde : le stoner très classique du groupe se compose pour l’essentiel de morceaux lancinants, parfois plus punchy, de riffs lourds, le tout accompagné d’une basse ronde et grasse bien saturée (hmmm, l’intro de « Reaching the afterglow »), et d’une batterie qui met le paquet sur les rondelles cuivrées, les roulements et la frappe de mulard dès qu’il s’agit de susciter le headbang (« Road song », « Pietrosaurus »). Petit point faible : les vocaux, même s’ils remplissent leur modeste office (plutôt second rôle, voire même figurant au casting), ne cassent pas trois pattes à un canard cul de jatte. Pour le reste, franchement, cherchez pas trop loin : c’est la musique idéale à enfourner dans le lecteur de CD de sa voiture, le bras dehors contre la portière, à tracer la route sous le cagnard… Ca groove, ça dépote, et pour autant ça se permet de coller quelques passages ambiancés plus psyche voire space-rock (en recourant notamment à quelques insertions de claviers ou d’harmonica).
Ne vous laissez pas décourager par l’assez médiocre artwork qui orne cette galette : même si l’on n’est pas face au disque le plus excitant de la décennie, cet album plutôt sexy devrait sans problème satisfaire pleinement la plupart des fans de stoner traditionnel. Un disque modeste par ses ambitions mais plaisant par son attitude. Un positionnement marketing pas si stupide au final…

giovedì 18 ottobre 2012

Primordial review on Aural Innovation

T.H.U.M.B. – “Primordial Echoes For Modern Bigfoots”

(Go Down Records 2012, CD)

T.H.U.M.B. are an Italian Stoner-Psych trio who incorporate lots of spaced out effects into their songs. Primordial Echoes For Modern Bigfoots is the band’s first new release since 2004′s Lunar Flight EP.
Compositionally, the 12 songs on the album are pretty basic, but what gives T.H.U.M.B. their character is their raw, dirty sound, punky vocal style, and their use of effects. Songs like Monstergods and Superlover feature down ‘n dirty spaced out Stoner Rock, with the latter song have especially cool tripped out guitar effects. Wear It Out is similar but with a far more valium-like sludgy quality. Inconsistence starts off as a more straightforward rocker, though still packs a stoned punch and has some killer psyched out guitar. Either someone else is singing or the vocalist just changed his style for this song, which is more “normal” singing and lacks the raw, punky edge of the other tracks. Road Song and Stonebridge Deluxe feature hip shakin’ stoner rock ‘n roll. Lived Namow goes in a completely different direction, being a 2 minute acoustic guitar and harmonica Blues tune. But as examples of deep space Stoner Rock my favorites of the set are Into The Deepest Green and Reaching The Afterglow. Both have great guitar effects, and Reaching The Afterglow goes totally Stoner Space Rock. It rocks hard, has a good groove, brain candy psych guitar, and has the freakiest spaced out effects on the album. Lots of variety on this one. Overall a pretty good set. A few songs tended to meander too much, but when T.H.U.M.B. find the right combination of groove and effects, they’re a hell of a lot more interesting than many of the contemporary stoner bands.

Taken from Aural Innovation