lunedì 22 ottobre 2012

Primordial Review on Black Milk


Weekend con il bigfoot

T.H.U.M.B. – Primordial Echoes For Modern Bigfoots (Go Down Records, 2012)
[di Denis Prinzio]
Credevamo di esserceli persi per strada iT.H.U.M.B., e invece eccoli di nuovo in sella al loro bigfoot, pronti a scaricarci addosso tonnellate e tonnellate di pesantissimi riff.
Primordial Echoes For Modern Bigfoots è il loro terzo disco (che segue Overloaded Rock’n'Roll e Lunar Flight), che ce li ripropone più o meno come li avevamo lasciati, ovvero sempre intenti a suonare uno stoner rock’n'roll fuzzoso e iperacido a volumi esagerati.
Onesto  heavy psych sound forgiato negli anni Novanta (quindi con chiari rimandi all’hard dei Seventies), che non avrebbe affatto sfigurato nel catalogo della Man’s Ruin o della Meteorcity. Le iniziali “Bigfoot” e “Monstergods” rimandano infatti direttamente alla scuola desertica e motoristica dei vari Fu Manchu e Nebula, ma l’album presenta alcune interessanti variazioni sul tema, in primis l’allucinato numero country blues malignetto di “Lived Namow”, ma anche la cromatissima e catchy (dalle parti dei QOTSA) “Inconsistence”.
A seconda degli umori si sprofonda in abissi psichedelici, come verso la metà della densissima “Superlover”, oppure si parte in orbita inseguendo un’idea di space stoner cara ai primi Monster Magnet (“Into The Deepest Green”). I T.H.U.M.B. suonano comunque sempre massicci, donando in alcuni casi un’aura oscura alle loro composizioni, rendendoli interpreti di un plumbeo doom blues che lascia il segno (“Wear It Out”, cover di un brano dei 500 Ft Of Pipe).
Insomma, un ritorno gradito e riuscito; insieme a Black Rainbows e Gandhi’s Gunn ai vertici dello stoner rock nostrano.

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