domenica 21 ottobre 2012

Primordial review on Raw and Wild

:: T.H.U.M.B. - Primordial Echoes For Modern Bigfoots - (Go Down Records - 2012)
Si scaglia sulla terra in un’esplosione rockeggiante, rauca e cattiva la veemenza dei T.H.U.M.B., essenziale trio veneto che con chitarre distorte e pesanti riff nella migliore delle tradizioni stoner pubblica questo terzo album dall’iniziatico titolo “Primordial echoes for modern bigfoots”, primordiale è infatti il termine giusto per rendere l’idea della natura del suono che caratterizza questo album sin dall’intro di “Bigfoot”, una prima traccia che sembra emergere dal sottosuolo a passi pesanti e lenti; niente fronzoli, nessun effetto in particolare, solo puro stoner rock e una voce dal sapore vintage che mastica sabbia e psichedelia e che rievoca atmosfere kyussiane o, come in “Inconsistence”, distorsioni acide in puro stile Q.O.T.S.A. che caratterizzano più o meno tutto l’album. Curiosi spaccati tematici sparsi qua e là danno il giusto tocco di originalità a quest’album che sorprende con una traccia dal sapore country e dalla durata di un pugno di secondi, “Lived Namow”, passi di stivali che calpestano il deserto e voce ubriaca che disorienta e destabilizza, e in men che non si dica è già cominciata la traccia successiva, “Superlover”, che porta con sé il gusto acido e vecchio stampo di atmosfere del passato e il solito giro di chitarra bassissima e cupa. Forti richiami seventies, dovuti anche alle suggestioni della registrazione con cui si è chiaramente mirato a questo effetto, sono chiari in “Wear it Out”, ottima la resa della voce effettata alla maniera blues senza la quale il pezzo sarebbe risultato monotono, così come anche nella successiva rock’n’roll track “Road Song”. Con “Into The Deepest Green” i T.H.U.M.B. raggiungono le vette dello stoner ma anche della psichedelica monolitica, è il pezzo che più li rappresenta e anche quello che più resta in testa. Con le ultime tracce i T.H.U.M.B. mostrano sempre più spesso il loro lato rock’n’roll regalando ancora uno spaccato western con “East Clintwood” per poi riaffondare le corde in un giro di acid rock con la ostica e paleolitica “Pietrosaurus”. Risultano molto più distese le atmosfere in “Reaching The Afterglow”, affascinante, psichedelica e ricercata, un piccolo capolavoro!
Con “Stonebridge Deluxe” si giunge all’ultima traccia di “Primordial echoes for modern bigfoots”, un lavoro che non delude le aspettative, l’album giusto per chi come i T.H.U.M.B. è stato assente dalle scene per un po’. Un ritorno con il botto, e senza effetti speciali!
Voto: 7/10
sara centaro

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